Raccolta olive e abbandono oliveti l’allarme da Giovan Battista Donati presidente dell’Associazione Frantoiani di Confartigianato

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Arezzo- “Quest’anno il 40% delle olive rimarrà sugli alberi e in futuro le cose potrebbero andare anche peggio” l’allarme è lanciato da Giovan Battista Donati presidente dell’Associazione Frantoiani di Confartigianato. “Basta guardarsi in giro per capire come buona parte delle piante siano ancora cariche di olive” spiega “Il problema è che non si trova più personale per la raccolta, gli agricoltori e le famiglie ce la mettono tutta, ma arrivati ad un certo punto non ci sono più le risorse umane disponibili”. A rischio è tutto il mondo dell’indotto, l’olio extra vergine di oliva toscano è uno dei prodotti più riconosciuti nel mondo e negli anni è cresciuta un’economia attorno al brand. “Oggi i tempi sono cambiati, non c’è il ricambio generazionale, i costi per la raccolta nelle zone collinari sono troppo alti per poi rivendere l’olio al prezzo fissato dal mercato” aggiunge Donati. Se non è più conveniente, specialmente nelle colline più impervie, le olive rimangono sui rami fino a quando non ci penserà l’alternarsi delle stagioni a farle cadere. “C’è un altro problema, forse il più importante, se gli oliveti vengono abbandonati, prima o poi saranno mangiati dal bosco. A farne le spese sarà il paesaggio e non solo. Un tratto collinare non curato è un pericolo per la valle, un pericolo serio, per questo le istituzioni competenti devono assolutamente prendere dei provvedimenti” spiega Donati. “Dobbiamo prenderci cura della collina, stimolare i giovani ad occuparsi della nostra terra. L’età media dei clienti dei frantoi è sempre più alta, i ragazzi hanno poco interesse e scarsi incentivi ad impegnarsi in questo settore”. Una diminuzione della raccolta che va a danno anche dei frantoi che negli ultimi anni hanno effettuato numerosi investimenti. “I nostri impianti” precisa Giovan Battista Donati “eseguono dei processi circolari. Nulla viene buttato via, dall’oliva si estrae l’olio, il nocciolo viene venduto come combustibile per il riscaldamento domestico, la buccia e i filamenti vengono conferiti ai bio digestori per produrre metano. Negli anni abbiamo fatto tanto per ottenere un prodotto di grandissima qualità, per migliorare i processi, sarebbe un peccato interrompere questo cammino virtuoso che finora ci ha contraddistinto in tutto il mondo” conclude.