Canone speciale Rai “Basta solleciti di pagamento illegittimi alle imprese. Una pressione indebita che fermeremo” Marco Bacci responsabile provinciale categorie Confartigianato Arezzo “Aziende aretine sotto attacco. Una vergogna l’invio massivo di bollettini anche a chi non ha apparecchi TV o radio” task force e contattato Ministero dello Sviluppo Economico e Autorità Garante per la privacy

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Arezzo- Confartigianato scende in campo contro l’ennesima ondata di richieste di pagamento del canone speciale Rai, recapitate in questi giorni a migliaia di imprese aretine, anche a quelle che non possiedono alcun apparecchio radiotelevisivo. Un comportamento inaccettabile per gli imprenditori, che sembra mirare a spaventare gli imprenditori inducendoli a pagare per evitare accertamenti, sanzioni o contenziosi, pur non essendo tenuti a farlo. “La misura è colma” tuona Marco Bacci responsabile provinciale delle categorie di Confartigianato Arezzo “Da anni denunciamo questi solleciti aggressivi, spesso infondati, che creano confusione e alimentano incertezza. Le imprese non sono bancomat da spremere con pratiche scorrette e borderline. È ora che la RAI venga richiamata alle proprie responsabilità”. Confartigianato ricorda che, come ribadito dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il canone speciale si applica solo nel caso in cui nei locali aziendali siano presenti apparecchi televisivi o radio, e non in caso di utilizzo di strumenti come computer, smartphone o tablet. “La RAI finge di non sapere” prosegue Bacci “e continua a inviare lettere a tappeto, presumendo il possesso di apparecchi senza alcuna verifica. È una modalità aggressiva e potenzialmente ingannevole, che mette sotto stress migliaia di piccole imprese già schiacciate da tasse, burocrazia e adempimenti continui”. Confartigianato invita tutte le imprese non soggette all’obbligo a rispondere con una PEC o raccomandata alla sede RAI competente, dichiarando la non detenzione degli apparecchi. “Abbiamo creato una task force” aggiunge Bacci “per rispondere caso per caso con invio di PEC mirate. Non possiamo accettare che si giochi sull’ambiguità per fare cassa sulle spalle di chi lavora. Pretendiamo dallo Stato, dalla RAI e dalle autorità competenti una presa di posizione chiara: chi non deve pagare, non deve essere disturbato. Questo pressing continuo è indegno di un Paese civile. In tal senso abbiamo già contattato il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Autorità Garante per la privacy tramite la Confederazione nazionale”.